ARCHITETTI
ARCHITETTI

ARCH. Eugenio Laponte
Sotto la direzione creativa dell'Arch. Eugenio Laponte, EUTOPIARCH è concepito come un'indagine, una continua ricerca di nuove forme fisiche, che combinano arte e architettura, per le esigenze dei clienti.
Lo studio lavora su diverse tipologie: residenziale, retail, fashion collaboration, design di mobili su misura, design di oggetti da collezione, eventi, allestimenti; ma è sempre alla ricerca di ampliare la propria gamma di interventi.
CHIARAVALLITALKS #1
“Dall’utopia al concreto: un viaggio che passa dalla passione per le parole al linguaggio architettonico dei contrasti”
Per comprendere appieno il Concept di Eugenio Laponte si deve necessariamente partire dalle parole con cui lui stesso battezza i suoi progetti e le collezioni di oggetti che realizza.
Il nome stesso dello Studio ne esprime e comunica la filosofia. EUTOPIARCH infatti gioca lessicalmente e foneticamente con il termine UTOPIA (astratto/non luogo) e il suo esatto opposto EUTOPIA (luogo buono/buonposto). In questo neologismo è racchiuso il percorso quasi onirico che Eugenio Laponte intraprende nella realizzazione dei suoi progetti residenziali e nell’ideazione degli oggetti limited edition.
“Un progetto architettonico - dice Laponte - è un processo mentale che trasforma l’idea astratta in progetto concreto passando dalla fusione di esigenze pratiche ed estetiche del committente, al contesto ambientale in cui si sviluppa e si concretizza attraverso la competenza e il genio creativo dello Studio”.
Il cliente e l’ambiente, che insieme rappresentano il punto di partenza del lavoro progettuale, dialogheranno con la virtù creativa di Laponte definendo dei vincoli indispensabili al successo della realizzazione in termini pratici ed estetici. I vincoli diventano per Laponte stimoli e fonte di ispirazione.
“Ogni progetto a cui lavoro mi appartiene. Dico sempre ai miei clienti che si sta parlando prima di un MIO cantiere e poi della loro casa…” dice Laponte per sottolineare la stretta correlazione che si crea tra Architetto e committenza e per le sinergie che si innescano tra fornitori e Studio.
Per capire meglio la trasformazione tra astratto e concreto è proprio nell’identità degli ambienti creati da EUTOPIARCH che dobbiamo cercare.
In primis va osservato che in ogni progetto esistono due zone distinte. La prima zona è quella di rappresentanza. Il living in cui si snoda temporalmente la vita di chi abita: soggiorno, sala da pranzo, cucina. Spesso si tratta di ambienti ampi ma nettamente delimitati nelle loro funzioni da cambi dei materiali utilizzati per i pavimenti oppure dall’interpretazione di un elemento preesistente - colonne, condotti idraulici, tubi elettrici - che escono allo scoperto assumendo ruoli di delimitazione o interruzione di un ambiente a favore di un altro.
Il cliente e l’ambiente, che insieme rappresentano il punto di partenza del lavoro progettuale, dialogheranno con la virtù creativa di Laponte definendo dei vincoli indispensabili al successo della realizzazione in termini pratici ed estetici. I vincoli diventano per Laponte stimoli e fonte di ispirazione.
“Ogni progetto a cui lavoro mi appartiene. Dico sempre ai miei clienti che si sta parlando prima di un MIO cantiere e poi della loro casa…” dice Laponte per sottolineare la stretta correlazione che si crea tra Architetto e committenza e per le sinergie che si innescano tra fornitori e Studio.
Per capire meglio la trasformazione tra astratto e concreto è proprio nell’identità degli ambienti creati da EUTOPIARCH che dobbiamo cercare.
In primis va osservato che in ogni progetto esistono due zone distinte. La prima zona è quella di rappresentanza. Il living in cui si snoda temporalmente la vita di chi abita: soggiorno, sala da pranzo, cucina. Spesso si tratta di ambienti ampi ma nettamente delimitati nelle loro funzioni da cambi dei materiali utilizzati per i pavimenti oppure dall’interpretazione di un elemento preesistente - colonne, condotti idraulici, tubi elettrici - che escono allo scoperto assumendo ruoli di delimitazione o interruzione di un ambiente a favore di un altro.
ca'URBANA
Una casa di famiglia tipicamente metropolitana.
Questo appartamento milanese di 90 mq, inserito in un grande complesso residenziale della metà degli anni '70, presenta le caratteristiche tipiche di quell'epoca, quando le case venivano progettate utilizzando elementi ripresi dagli uffici, sia in termini di scelte architettoniche che tecnologiche.
Per rispondere alle necessità della famiglia, tutte le divisioni interne sono state demolite, mantenendo dalla pianta originale la netta divisione tra le sole zone giorno e notte.
Lo spazio diurno appare ora completamente aperto, ma le tre attività principali - cucinare, pranzare e vivere - trovano i loro angoli dedicati grazie a un uso intelligente di mobili su misura.
La seconda zona - che Laponte esige sia solo percepita - è quella destinata alla zona notte e ai bagni. La zona intima della casa, presidio esclusivo dei padroni di casa, rimane come volutamente celata dietro superfici ininterrotte che nella continuità dei materiali e nell’ampiezza delle dimensioni nascondono porte/pareti filomuro che all’apertura diventano un varco funzionale che unisce le due diverse zone.
“Nei progetti CA’ MORGANA e CA’URBANA, a cui sono particolarmente legato per la stretta collaborazione che si è creata tra Studio e Committenza, - continua Laponte - la mancanza di interruzioni nette sulle superifici verticali è ottenuta dall’utilizzo delle porte filomuro di Eclisse e Ferrorlegno suggerite, in fase progettuale, da Mauro Polimeni, Direttore Vendite di Chiaravalli, fornitore ormai abituale e sicuramente di prim’ordine di EUTOPIARCH”.
La seconda zona - che Laponte esige sia solo percepita - è quella destinata alla zona notte e ai bagni. La zona intima della casa, presidio esclusivo dei padroni di casa, rimane come volutamente celata dietro superfici ininterrotte che nella continuità dei materiali e nell’ampiezza delle dimensioni nascondono porte/pareti filomuro che all’apertura diventano un varco funzionale che unisce le due diverse zone.
“Nei progetti CA’ MORGANA e CA’URBANA, a cui sono particolarmente legato per la stretta collaborazione che si è creata tra Studio e Committenza, - continua Laponte - la mancanza di interruzioni nette sulle superifici verticali è ottenuta dall’utilizzo delle porte filomuro di Eclisse e Ferrorlegno suggerite, in fase progettuale, da Mauro Polimeni, Direttore Vendite di Chiaravalli, fornitore ormai abituale e sicuramente di prim’ordine di EUTOPIARCH”.
Un miraggio architettonico.
Il concetto di ca'MORGANA nasce da una visione molto precisa che il proprietario aveva in mente fin dall'inizio: un progetto legato all'atmosfera che gli spazi avrebbero infuso, più che agli aspetti fisici e programmatici. I due piani dell'appartamento - il piano residenziale inferiore e la terrazza soprastante - sono stati quindi affrontati e trattati come due strati diversi secondo l'effetto Fata Morgana: insieme avrebbero creato l'illusione di una terra sabbiosa e calda, sormontata da un'oasi verde e rigogliosa.
Al piano inferiore, per ottenere il risultato desiderato, la linearità esistente degli spazi è stata modificata con l'aggiunta o la sottrazione di volumi, dando un nuovo ritmo alle superfici dell'appartamento. Pareti e pavimenti, all'interno e all'esterno dell'appartamento, sono stati poi tutti colorati di beige chiaro: sfumature leggermente diverse di un particolare tono di sabbia giocano con la luce che arriva dalle numerose finestre, creando un'atmosfera morbida e accogliente.
L'intero appartamento è un omaggio a un particolare tipo di minimalismo chic, tipico degli anni '90: la semplicità e l'assenza di decorazioni creano un'atmosfera di classe, esaltata dalla presenza di pochi ma particolarissimi pezzi a contrasto, sia moderni che provenienti da epoche passate o luoghi lontani - come gli audaci elementi di illuminazione, la collezione di quadri antichi, i mobili e altri oggetti.
Le porte filomuro si coniugano perfettamente al gusto progettuale dello Studio per la versatilità delle dimensioni e finiture che le fanno scomparire totalmente nella scatola architettonica di cui assumono colori, texture ed anche rivestimenti. La maniglia, elemento che invece manifesta la presenza del varco, viene intesa invece come tocco a volte grafico altre volte prezioso, adattandosi o rompendo le cromie delle casa.
La stessa filosofia del celare è utilizzata anche per mimetizzare i cassonetti delle tapparelle laddove la loro presenza diventi troppo impattante sull’estetica dell’ambiente con analoghi pannelli filomuro Rasoparete.
Possiamo riassumere dunque l’identità e la firma di EUTOPIARCH e del suo fondatore Eugenio Laponte con tre caratteristiche connotative ben definite e costanti in tutti i progetti: l’indissolubile connubio tra creatività del progetto ed esigenze del cliente; il gioco continuo e sofisticato dei cambi di materiali, funzionale alle definizione dei diversi spazi abitativi e la ricerca assoluta di una continuità nelle superfici che abbracciano gli ambienti.
Le porte filomuro si coniugano perfettamente al gusto progettuale dello Studio per la versatilità delle dimensioni e finiture che le fanno scomparire totalmente nella scatola architettonica di cui assumono colori, texture ed anche rivestimenti. La maniglia, elemento che invece manifesta la presenza del varco, viene intesa invece come tocco a volte grafico altre volte prezioso, adattandosi o rompendo le cromie delle casa.
La stessa filosofia del celare è utilizzata anche per mimetizzare i cassonetti delle tapparelle laddove la loro presenza diventi troppo impattante sull’estetica dell’ambiente con analoghi pannelli filomuro Rasoparete.
Possiamo riassumere dunque l’identità e la firma di EUTOPIARCH e del suo fondatore Eugenio Laponte con tre caratteristiche connotative ben definite e costanti in tutti i progetti: l’indissolubile connubio tra creatività del progetto ed esigenze del cliente; il gioco continuo e sofisticato dei cambi di materiali, funzionale alle definizione dei diversi spazi abitativi e la ricerca assoluta di una continuità nelle superfici che abbracciano gli ambienti.
ca'STRIP
Fino all'osso: un motto semplice, per una visione chiara.
Quasi in maniera Michelangiolesca, il potenziale interno di questo appartamento di 60 mq a Milano è stato portato alla luce dall'azione di spogliamento. Le pareti sono state abbattute e i rivestimenti sono stati rimossi, definendo uno spazio completamente diverso in cui la luce è finalmente libera di fluire. Un pilastro in cemento e tubi intrecciati in modo giocoso diventano il cuore della casa, segnando visivamente e concettualmente il centro del nuovo appartamento, che è programmaticamente organizzato intorno ad essi.
Le principali aree di intervento sono visivamente segnate dall'inserimento di una nuova pavimentazione: il microcemento grigio chiaro enfatizza la distinzione tra il vecchio e il nuovo, passando dall'ingresso al bagno e alla zona cottura e contrastando con il pavimento in palladiana mantenuto nella camera da letto e nel soggiorno.
La tavolozza dei colori è semplice ma efficace: oltre agli elementi in cemento grigio, il bianco e il nero definiscono le finiture e gli arredi di ogni stanza.
Tenendo presente il concetto, un'unica striscia di neon riccioluta fatta a mano illumina il soggiorno e la zona cucina, mentre per la camera da letto è stata scelta un'illuminazione nera Potence Pivotant di Nemo e un'applique bianca Flos Foglio dà un tocco di classe al bagno grafico.